Uno dei pochissimi scienziati che nega l’effetto dell’uomo sul riscaldamento globale
Qualche giorno fa, il fisico Franco Prodi, fratello di Romano, ha confermato la sua tesi “negazionista” del riscaldamento globale causato dall’uomo. Prodi aveva più volte espressa negli anni scorsi questa posizione.
Prodi ha tra l’altro dichiarato: “Il clima è anomalo per sua natura, deve esserlo. Temperature così elevate le avevamo anche l’anno scorso, basta controllare i dati. […] Se analizzassimo con accuratezza la storia climatica del nostro pianeta, scopriremmo che è composta da continui cambiamenti, anche quando non c’era l’industrializzazione”.
Prima di rispondergli, devo ricordare che ad esprimere posizioni simili è ormai una quota esigua di scienziati, circa il 2% secondo studi su decine di migliaia di pubblicazioni sul clima. Mi sorprende però che un insigne climatologo possa asserire cose così inesatte.
L’escalation inarrestabile di eventi climatici estremi e temperature sempre più elevate
Le temperature elevate di questi giorni non ci sorprendono. Il problema è proprio che si riscontrano eventi climatici estremi e temperature elevate con sempre maggiore frequenza e intensità almeno da tre decenni.
I dati dimostrano che si è verificata una rapida accentuazione di questi fenomeni negli ultimi 20 anni. Non a caso, gli ultimi 20 anni sono stati quasi tutti i più caldi dall’inizio delle rilevazioni di temperatura (1850).
Il problema dunque non è che a maggio abbiamo toccato i 40°C (il che in effetti è un problema), ma che questo fenomeno ormai si ripete con sempre maggiore frequenza.
Sono stati anni caldissimi (su scala globale): 2003, 2007, 2010, 2015, 2017, 2020, 2021 e ora il 2022 si appresta a battere tutti i record, non solo in Italia ma in tutto il mondo.
E’ una escalation che appare inarrestabile.
Cicli climatici naturali? No, ora è evidente l’impatto dell’uomo sul clima
In merito alla questione dei cicli climatici naturali: è certamente vero che il clima del pianeta ha sempre vissuto l’alternanza di fasi calde e fasi fredde.
E’ vero che il pianeta era più caldo rispetto a oggi circa 2 milioni di anni fa (Pliocene), e anche 55 milioni di anni fa (Massimo Termico del Paleocene-Eocene) quando le calotte polari erano fuse e i mari più alti di 20-25 metri.
Questi cicli climatici sono dovuti a vari fattori naturali, tra i quali:
variazioni dell’orbita terrestre, dei cicli solari secolari e brevi (di 11 anni), emissioni di gas serra da vulcani ecc.
Le variazioni dell’orbita della Terra causano periodiche glaciazioni
Le variazioni dell’orbita terrestre sono responsabili della grande alternanza (da 100.000 anni a decine di millenni) tra ere glaciali e periodi miti interglaciali.
I cicli solari secolari sono dovuti a variazioni dell’attività del sole, che vede periodi con maggiore irraggiamento e periodi di bassa attività, che possono durare anche vari decenni. La Piccola Era Glaciale del Rinascimento, o il Periodo Caldo dell’Alto Medioevo (intorno all’anno 1000) – riscontrate peraltro solo nell’Emisfero Nord – sono probabilmente dovute a variazioni dei cicli solari.
Queste variazioni dei cicli solari non hanno però effetti così intensi e globali. Peraltro, il riscaldamento globale tra il 2001 a il 2012 è avvenuto durante un ciclo solare particolarmente di bassa attività. In genere, dal 1950 il Sole non ha brillato per attività, dunque avremmo dovuto vivere in media più “freschi” e non in questa afa bollente.
Il vero problema è la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera
Ai livelli attuali, è la concentrazione di anidride carbonica (CO2) a dominare la scena climatica. Già nel 1890 fu dimostrato che la concentrazione di CO2 provoca l'”effetto serra”.
Dall’inizio dell’Era industriale, sono le attività dell’uomo a causare le emissioni di CO2 che si accumulano in atmosfera.
Anche i vulcani emettono gas serra in atmosfera, come il vapore acqueo e l’anidride carbonica. Alcune fasi calde della storia remota del pianeta (incluso il Massimo Termico del Paleocene-Eocene) sono state probabilmente dovute a lunghe fasi di intensa attività vulcanica. Ma per raggiungere il loro effetto riscaldante, i vulcani in quelle ere lontane impiegarono decine o centinaia di migliaia di anni. Mica in 60 anni, come sta accadendo oggi.
La natura, senza l’uomo, emette e assorbe CO2 in equilibrio
I negazionisti dicono: ma la natura emette molti più gas serra rispetto a quanti ne aggiunge l’uomo in atmosfera. Verissimo. Però la natura sarebbe in totale equilibrio, tra gas emessi e gas assorbiti dagli ecosistemi naturali (vegetazione, oceani, biosfera). Ne è la prova un dato molto chiaro: per 12.000 anni, dalla fine dell’ultima era glaciale e sino all’inizio dell’Era industriale, la concentrazione di CO2 in atmosfera era rimasta pressocché costante a 280 ppm. Durante quei millenni, a rendere un po’ più caldo o un po’ più freddo il pianeta erano i cicli solari e altri fenomeni naturali.
Dal 1800 a oggi la concentrazione di CO2 in atmosfera ha iniziato ad aumentare, con l’attività industriale, in maniera sempre più repentina, sino all’attuale livello di circa 415 ppm. E la temperatura del pianeta è aumentata con una relazione quasi lineare con la concentrazione di gas serra in atmosfera.
Niente alibi per l’uomo: il riscaldamento del pianeta è colpa nostra
Dunque secondo il 97-98% degli scienziati è “praticamente certo” che le emissioni causate dall’uomo abbiano causato quasi interamente l’attuale fase di riscaldamento globale e per questo è assolutamente urgente e necessario intervenire per ridurre drasticamente le emissioni.
Nella ormai esigua pattuglia di scienziati che negano l’impatto dell’uomo sul clima (effetto antropico) ve ne sono alcuni in buona fede, magari anziani e non aggiornati sui risultati più recenti della ricerca climatica, e altri invece che si schierano sul fronte negazionista per interesse (molti sono geologi che collaborano anche con il mondo petrolifero) o semplicemente per protagonismo.
Per chi è interessato ad approfondire questo tema, nel mio libro “Ritorno al pianeta – L’avventura ecologica dai Neanderthal alla pandemia” vedi (Bordeaux Edizioni), espongo con maggiore dettaglio le varie tesi sul riscaldamento globale, con citazioni da diversi articoli scientifici pubblicati sulle più prestigiose riviste internazionali.